SHANNON LETO ITALY~ italian source; il forum italiano

se è un sogno,non svegliatemi. //©

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» Posted on 29/10/2011, 17:00
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Lo so cambio FF ogni due secondi e si so anche che iniziate ad avere le idee confuse ma l'ispirazione di questa storia è nata da un sogno che ho fatto qualche notte fa,in realtà quel sogno non l'ho neanche finito ma io scrivo quando ho un idea,magari confusa ma non posso fare a meno di buttarne già una copia su un foglio o word che sia,qui ecco qui il mio terzo tentativo.

Capitolo 1
Erano solo le cinque e quindici di mattina ma mi stavo già sorbendo le solite paranoie di mio padre sullo stare attenta quando sono fuori con gli altri,perché il mondo non è popolato da persone con buone intenzioni:
-Hai capito Giulia? Mi raccomando,hai visto quanti ragazzi ci rimettono la vita ogni giorno?
-Si babbo,ho capito.
Mio padre penso sia la persona più ansiosa e irritante presente sulla faccia della terra.Ogni benedetto giorno ti ripete sempre le solite cose,dovrebbe fare un corso d’aggiornamento,uno di quelli che ti insegna come essere un buon genitore:
prima regola,lasciare spazio vitale ai figli.
Già in questo errava,voleva avere il pieno controllo su tutto,perfino su quante volte ti cambiavi le mutande in una settimana;e se osi avere una giornataccia in cui conversare è l’ultima cosa che vuoi fare,lui riparte con la solfa che se fin da quest età si è chiusi in se stessi da adulti non si riuscirà mai ad affrontare i problemi della vita,perché esporre i propri pensieri e le proprie paure è il primo passo per risolvere ogni conflitto.Poteva candidarsi come “moralista dell anno” gli avrei dato sicuramente il mio voto.
-Chiamami per qualsiasi cosa,anche per la più banale.
-Lo farò
In realtà sapevo bene che non l’avrei mai fatto,tanto in un modo o in un altro sarebbe stato lui a chiamarmi.Quel venerdì mattina era previsto l’evento indispensabile di ogni scuola,la fatidica gita di fine anno,questa volta c’avrebbero trascinato fino a Vienna ,anzi a dirla tutta non era proprio Vienna,era un paesino sperduto nelle campagne austriache che però per contegno chiamavano cosi .Sarebbero arrivati tutti alle cinque e trenta ma l’angoscia di mio padre c’aveva fatto partire venti minuti prima,ma non mi dispiaceva starmene li tutta sola in quel piazzale;avevo ancora qualche minuto per pensare,lontana dalle grida e dagli schiamazzi che mi avrebbero assordato da li a poco.Tutt intorno a quei 100 metri quadrati di cemento c’erano bar e negozi di ogni genere,la locanda di Zia Gio era già aperta,la loro specialità erano le frittelle all’ anice.Se c’è una cosa che amo di mio padre è che non bada a spese quando si parla della sua “dolce figlioletta” mi aveva lasciato 300 euro in contanti e una carta di credito creata per l’occasione,cosi che per qualsiasi evenienza non restassi al verde;non sguazziamo nell’ oro ma lui a queste cose ci tiene,più che altro vuole passare per il padre perfetto che non è.Mi alzai da quel gelido muretto di mattoni e mi avviai nel locale.Sembrava una tavola calda degli anni 80,non che io ci sia mai stata,ma dai racconti malinconici di mia madre appariva proprio cosi;tavolini bianchi con tovaglie a quadri rossi e bianchi e grandi centro tavola ricolmi di fuori.Afferrai un menù e mi avvicinai al bancone di legno,tamburellai con le dita fino a che una signora con i capelli a spazzola non mi offri un caffé:
-Ne vuole un po‘?
-No grazie,mi accontento di due frittelle
-Arrivano subito
Urlò l’ordine in cucina e poi si mise a pulire il ripiano di quercia
-Che ci fa una bella ragazza qui tutta sola a quest ora?
Non ero in vena di chiacchiere ma mi sembrava scortese far finta di niente e continuare come se nulla fosse
-Gita scolastica
-Dove andate di bello?
-A Vienna -mentii
-Che meraviglia,io non ci sono mai stata,ma dico che sia una delle città più belle del nostro continente
Cosa ne poteva sapere di Vienna una signora sui 60 anni che lavorava nella locanda di “Zia Gio”? Forse tra un pancake e l’altro sfogliava qualche guida turistica sui “100 posti da vedere prima di morire”
-Già
-Ecco a te
Disse porgendomi un piatto ricolmo di sciroppo d’acero
-Grazie
Mangiai con calma,nulla mi spingeva a fare il contrario.Le pareti del locale erano verniciate di un giallo pallido e smorto tappezzate da poster che raffigurava ragazze pin up che ribadivano quanto fosse buona la loro cucina,in realtà non era un gran che ma facevano il loro effetto.
Tamara,o almeno cosi diceva il suo cartellino,stava riempiendo nuovamente la brocca del caffé quando si accorse che la stavo fissando;sfilai 10 euro dalla tasca che lasciai vicino al piatto :
-Divertiti in Austria
-Ci conti
Poteva sentirsi soddisfatta,in quello scarso quarto d’ora era riuscita a mettere in mostra la sua cultura sull’ Austria e dintorni.

Capitolo 2
Chiusi la porta alle mie spalle e mi tirai su il cappuccio della felpa; l’autobus era arrivato e nel piazzale si intravedevano già le prime sfilze d‘automobili.Tutto intorno a me sembrava immobile,qualcosa mi tratteneva sotto quella veranda di legno,mi urlava di non muovermi,di restare li ancora per qualche minuto in quel silenzio cosi fragile che sembrava potersi rompere da un momento all’altro.Intravisi una figura,mi stava fissando,poi tutto d’un tratto inizia a correre verso di me:
-Hei,che ci fai qui sotto?
Mi sento tirare per la manica,avevo capito chi fosse ma era come se il mio cervello non la focalizzasse.
-Nulla,mangiavo qualcosa
Le sorrido e le faccio segno d’andare.
-Che hai? Ti vedo strana
-No niente,sono semplicemente stanca Pè
Pè in realtà era soltanto un diminutivo,uno di quei nomi che ti vengono affibbiati e che non riesci più a scollarti di dosso,era l’abbreviazione di Petra; era facile ricordarselo anche perché,quante Petra esistono al mondo?
Il cassone del l autobus era aperto,mi sfilai lo zaino dalle spalle togliendo soltanto le cuffie con l’mp3 ciondolante.All interno c’erano già una decina di persone,tutte ammucchiate nel retro del bus ;io non avevo voglia di parlare,ma non volevo dare l’impressione di essere triste o scoglionata cosi mi posizionai nella settima fila,non troppo vicina al conducente ma abbastanza distante dagli schiamazzi dei miei compagni.
-Guarda chi c’è
Una figura maschile si mise a sedere accanto a me scostandomi una cuffia
-è una gita di classe sai come è
Non c’è cosa peggiore di venirmi a disturbare mentre sono immersa nel mio mondo immaginario,quello che vorrei tanto poter strascinare fuori dalla mia scatola cranica per riportarlo anche nella vita quotidiana,quello in qui posso arrampicarmi su un albero alto 100 metri senza aver paura di cadere o quello dove stando in punta di piedi riesco ad afferrare una nuvola per dormirci sopra.
-Hai intenzione di sederti qui con me?
-No,aspetto solo che la Melissa abbia sistemato la sua roba giù sotto,ho promesso di stare con lei ma ci sediamo qua vicino
-Oh wow
-Sarà un viaggio divertente
-Ci credo
In realtà quella era solo la prima parte del lungo tragitto che ci separava dal continente austriaco,un treno ci aspettava alle 9 e 30 nella stazione di Firenze.Partimmo pochi minuti dopo.I professori erano seduti in prime file,non volevano avere niente a che fare con noi,per cinque giorni avrebbero pensato solo al loro benessere lasciando 27 ragazzi a zonzo per un paesino sconosciuto in uno stato in qui l’unica parola che sapevamo pronunciare era uno stiracchiato “guten morgen”.
-Perché non vieni con noi Giù?
Da dietro il sedile sbucarono due occhioni azzurri seguiti da una lunga chioma bionda
-No me sto qui ad ascoltare un po’ di musica Pè
-Mars vero?
-Proprio loro
In quella semplice parola era racchiuso il mio cuore,i Mars o come è meglio presentarli i 30 seconds to mars ,per evitare stupide battutine del tipo “ti piacciono dei cioccolatini?“ seguite da una di quelle risate che ti fanno venire voglia di prendere una spranga di legno e tirargliela contro;sono un gruppo musicale e fino a qui possono arrivarci tutti il problema viene dopo,quando cerchi di spiegare l’amore che c’è dietro a quella semplice musica,la passione e la famiglia che ci lega,una di quelle famiglie che non hanno bisogno di legami di sangue per sentirsi tale,ormai c’avevo rinunciato non mi sforzavo più di spiegarlo ad ogni singola persona che mi chiedesse “-Ma che sono quei simboli tatuati sul collo?” mi limitavo ad un “è roba mia” o quando mi sentivo in vena di conversare ad un “è una band che mi piace” ma in cuor mio quella band che tanto mi piaceva era il mio unico vero amore.
L’autobus accostò e noi iniziammo a scendere in fila indiana man mano che i portelloni s’aprivano .Mi dovete spiegare chi è il cretino che dice che è meglio partire presto cosi si trova meno traffico,appena entrati nella stazione era come stare in un enorme zoo a ferragosto con bambini in lacrime e venditori ambulanti che cercavano di rifilarti qualsiasi cosa,da accendini a cincillà.Il rumore assordante mi faceva sentire come fuori dal mondo,come quando tra centinaia di persone all’ improvviso hai la sensazione di essere solo,in una bolla che attutisce tutti i suoni.Le gambe erano deboli e quel baccano diventava sempre più confuso tanto da non riconoscere le voci amiche da quelle sconosciute .
-Giù,che succede?
Mi sento afferrare,alzo la testa,menomale è lei.
-Sediamoci per favore
Sfila una bottiglietta d’acqua dalla borsa e me la porge
-Oggi sei strana
-Sono semplicemente infastidita da tutta questa gente
-Non dico solo ora,anche prima eri.. Strana
Per qualche secondo cala il silenzio,per quanto fosse possibile in quel caos
-Davvero,non ho nulla di particolare
-Va bene andiamo,gli altri si stanno allontanando
Un ondata d’insegne luminose percorrono il muro:
-il nostro dovrebbe essere quello urla la Melissa saltellando come una bambina in un negozio di caramelle -non vedo l’ora di vedere Vienna!
-Non andiamo a Vienna sbuffo sottovoce
Il treno è uno di quelli veloci,mi pare si chiamino freccia rossa o qualcosa del genere,era da settimane che mia madre lo ribadiva ‘Menomale andate in treno,almeno fate veloce ed è sicuro’ quello che non sapeva è che accadono più incidenti ferroviari che aerei.
Il biglietto diceva posto 16A,scorsi con lo sguardo,non doveva essere molto distante :
-13,14.15 .. Eccolo,16A
Mi affaccio,ancora non c’è nessuno,poggio il borsone a tracolla sul divanetto e mi metto a sedere in attesa che spunti qualcuno da quelle porte verdastre.Ormai ero sul punto di credere che mi fosse stato assegnato l’unico vagone vuoto,l’idea non mi dispiaceva ma 10 ore non passano velocemente,soprattutto se si è soli,poi un ciuffo di capelli castani si fece avanti :
-Questo è destino!
Tra 27 persone il fato aveva deciso che il mio compagno d’avventura fosse proprio lui,cazzo ho capito che gli sto sulle balle ma per una volta un colpetto di ciapet no è?
-Che bello,Nicco
-echelon siamo insieme!
Oh mio dio,eccoci qui l’allegro trio di nuovi insieme
-Hei,ci sei pure tu Meli
La giornata al contrario delle mie aspettative passo piuttosto velocemente e non mi annoiai neanche più di tanto,sfottere Niccolò era divertente e poi almeno,avevo qualche essere vivente con qui scambiare due parole.
-Be penso sia ora di andare a mangiare
-alle sette e quaranta?
-Perché no? Ti fa tanto schifo gli domandai irritata
-No no,per me va benissimo solo non so se gli altri vanno ora
-Noi ci andiamo ora si intromise la Melissa

-Scommetto che non riesci ad arrivare prima di me mi sfido Niccolò
-Non mi va di giocare ora
-Hai solo paura di perdere 10 euro
-Ne punto venti
-Ragazzi avete 17 anni vi sembra il caso? Cerco di farci ragionare lei
-pronti partenza .. Via!
Tre vagoni ci separavano da quello ristorante,riuscì a schivare una valigia azzurra,ero in testa.Poco dopo però una porta bianca si spalancò e dovetti fermarvi visto che travolgere un bambino non mi sembrava la scelta opportuna,lui era ancora dietro.Mancavano pochi metri,spinsi con la spalla il vetro dell’ ultimo vagone ma qualcosa o meglio qualcuno bloccò definitivamente la mia gara.
-Ma che cazzo,mi hai appena fatto perdere 20 euro!
Alzai lo sguardo,in quel momento sperai soltanto che la botta fosse stata talmente forte da farmi svenire e che tutto ciò fosse solo un fottutissimo incubo .

Capitolo 3
-Be,non sono io quella che va a sbattere contro le persone dice accennando un sorrisetto
-Si insomma..io.. In quel momento centinai di parole mi volteggiavano in testa ma nessuna mi pareva essere quella giusta,sembravano tutte troppo banali e scontate cosi mi limitai ad annuire
-Va be,io ora dovrei andare
Cerco di giustificarsi mentre tentava d’oltrepassarmi
Era un uomo basso,moro con dei grandi occhiali da sole neri,una montatura costosa.La voce era calma e profonda come se quella botta non l’avesse neppure sentita,come se il dolore l’avessi provato soltanto io ma moltiplicato per due.
-Non mi dici neppure il tuo nome? Finalmente ero riuscita a mettere insieme tre parole per formare una frase di senso compiuto
Lui si gira di scatto e mi guarda
-Shannon,puoi chiamarmi cosi
Merda,non era la mia fottuta immaginazione,era davvero lui,era Shannon Leto.
Rimasi li per qualche secondo a fissare il nulla,incredula di quello che m’era appena accaduto.Quante probabilità ci sono di salire su un treno,scommettere venti euro e scontrarsi casualmente con una delle persone più fottutamente magnifiche di questo mondo?
-Ti informo che hai appena perso la tua paghetta
-Se lo fai tornare qua te ne do 50 di euro
-Che ?
-Lascia perdere Niccolò

Il vagone ristorante era stracolmo di persone,ogni tavolino di legno era occupato da famiglie e anziani che probabilmente andavano in Austria come viaggio di svago,o forse anche loro si sarebbero rintanati per cinque giorni in un paesino sperduto a studiare la storia di quella nazione.Percorremmo il lungo tappeto rosso scrutando ogni singola tovaglietta sperando di trovarne una vuota,poi una mano iniziò a sventolare a pochi metri da me
-Giù ti abbiamo tenuto il posto!
Le faccio segno d’aver capito e ci avviciniamo al loro
-Possono restare anche loro ?
Le dico indicandoli
-Certo

Si può dire tutto dei treni ma non che servano del cibo buono,non pretendo aragoste e caviale ma non mi dispiacerebbe mangiare qualcosa che non venga prima scongelato nel microonde.La tavola è abbastanza grande stiamo un po’ stretti ma non scomodi;possiamo definirci nel tavolo dei popolari o almeno,nel tavolo delle persone che a diciassette anni non giocano ancora con i soldatini.La cena è finita,ci alziamo per dirigerci nelle stanze assegnate.
Prendo la mano della Petra impedendogli d‘andarsene :
-Devo dirti una cosa
Aspettiamo che se ne siano andati tutti,il suono delle rotaie riempie la stanza
-Che c’è?
-Shannon ..
-Non ricominciare con questa storia mi ferma subito lei
-Non sono le mie solite seghe mentali,Shannon è su questo treno
-E che ci fa un batterista milionario su un treno? Per di più in classe economica
-Non lo so,ma lui è davvero qui.
Mi guarda negli occhi,poi abbassa la testa
-Ora dove è?
Le sorrido e alzo le spalle
-Gli sono finita addosso prima di venire a mangiare,poi è sparito
-Gli sei finita dove?!
-è una lunga storia,andiamo, te la racconto mentre raggiungiamo gli altri
Resto con loro fino alle 23.47 quando i professori vengono a bussare,dicendo che è tardi e che domani c’aspetta una giornata impegnativa.Raccolgo le mie cose e mi dirigo in camera,ancora Niccolò e la Melissa non ci sono;colgo l’occasione e mi infilo il mio morbidissimo pigiamone rosa ,l’avevo comprato con la Pè quel pigiama,lei era contraria ma ormai ero alla cassa e almeno che non m’avesse trascinato via per i capelli l’acquisto era gia nelle mie mani.
Prima di rannicchiarmi tra le coperte sento l’estremo bisogno d’andare in bagno,che è esattamente due vagoni distante del mio.Sembo la brutta copia della pantera rosa,saltello da una parte all’ altra sperando che il buio mi aiuti a passare inosservata.
-Bagno,dove sei,ti ricordavo qua continuo a sussurrare questa cantilena,forse per farmi compagnia forse per infondermi coraggio.All improvviso una luce inonda il corridoio,d’istinto mi accosto al muro aspettando inerme che qualcuno o qualcosa sbuchi dal nulla da un momento all’altro.Una sagoma pian piano si fa sempre più nitida fino a che è possibile intravederne ogni singolo dettaglio ‘merda di nuovo lui’ tra tutti i passeggeri di quel maledetto treno dovevo incontrare proprio Shannon e per di più quando ho indosso uno orribile palla di pelo informe.Mi giro di scatto e inizio a camminare velocemente cercando di tornare nel mio vagone,il fiato diventa sempre più affannato e le gambe più veloci
-Buona notte
Un brivido gelido mi percorre tutto il corpo,sono immobile in mezzo al lungo corridoio,mi volto,si sta riferendo proprio a me,faccio finta di niente e me ne vo correndo.
 
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» Posted on 17/11/2011, 20:49
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Capitolo quattro
Sono tornata nel mio vagone,il suono delle rotaie mi tranquillizza.Mi avvicino al muro e mi lascio scivolare a terra,è stato tutto un sogno o lui si è davvero ricordato di me? Mi ha salutato perché ha riconosciuto il mio volto o ha salutato solo per cortesia? Come si fa con i conducenti,tu non li conosci ma per educazione li saluti,gli auguri una buona giornata e poi prosegui come se niente fosse.Mi alzo e entro in camera cercando di non far rumore,i miei due coinquilini sono tornati; devo essere stata fuori per parecchio tempo.Sposto il borsone che è sul letto e mi ci infilo dentro.Fisso il soffitto per tutta la notte accompagnata dalla dolce melodia di ‘was it a dream?’ che continua da aggrovigliarsi nella mia mente.
‘la notte è più lunga di quanto pesassi mi ripeto a bassa voce
‘lui deve essere in uno di questi vagoni,probabilmente è nel 18 o almeno,prima era li’ cerco di rimandare questi pensieri all’indomani e mi avvolgo nella coperta consapevole che quella notte non avrei comunque chiuso occhio.
Sento bussare alla porta,Niccolò si alza per primo andando ad aprire.
-tra mezz’ ora siamo a Vienna,sbrigatevi
-Giorno dico io da dietro
Ci vestiamo,sono solo le 6.05.Vienna deve essere il capolinea visto che decine di persone si riversano nel corridoio,ci affrettiamo a raggiungere il vagone ristorante cosi da poter trovare posto.Ancora è vuoto,ci sono solo due uomini seduti al bancone che sorseggiano un cafè,ci accomodiamo ad un tavolo vicino al finestrino.
-Ieri sei rientrata tardi mi dice Niccolò
-Non riuscivo più a trovare la camera
-Capisco
Ci portano tre cappuccini e una brioche ‘ i pasti peggiorano di portata in portata’ borbotto fra me e me,intanto il vagone si sta riempiendo e tra la folla scorgo la Petra
-Giorno
Dice avvolgendomi in un caloroso abbraccio
-Giorno anche a lei rispondo
-Oggi sarò io a scroccarvi un posto continua accomodandosi accanto a Niccolò
Ormai manca poco,se il treno non è in ritardo dovremo essere a destinazione in meno di un quarto d’ora,il mio sguardo controlla ogni volto della sala,di Shannon non c’è traccia.
-Ci sono state altre fermate stanotte? Dico tutt un tratto
-Be,penso di si,mi sono svegliata per andare in bagno ed eravamo fermi in una stazione risponde la Melissa cercando di sistemare i ricordi
-è sceso nessuno ?
-non lo so ..
-Pensi sia sceso qualcuno d’importante? Mi chiede la Pè fissandomi negli occhi consapevole che quel semplice qualcuno era molto di più di un comune passeggero
- Forse sussurro guardandomi intorno

-Non l’hai visto venendo a mangiare?
Siamo tornate in camera,sto cercando d’infilare le ultime cose nella sacca.
-No,però sono sicura che fino a ieri sera lui era qui
-Come fai a saperlo ?
-Stavo andando in bagno e l’ho incontrato
-Di nuovo ? La cosa si fa seria fra voi due dice ridendo
-Non mi pare il caso sorrido saltandole addosso

Il treno si ferma,i professori ci fanno cenno d’avvicinarsi alle uscite e si mettono a contarci,siamo fuori.L’aria è impregnata d’un odore d’erba tagliata,il cielo è grigio e una sottile nebbia rende tutto più cupo.Sono ferma davanti alla scaletta,vorrei che lui fosse ancora li dentro,che mi stesse cercando.
Con lo sguardo tento di visualizzare gli altri sperando che non siano troppo distanti,un dolore improvviso mi percorre la schiena
-Che cazz.. Inizio a saltellare una valigia rossa e li di fronte a me,deve essere stata quella a colpirmi
-Oddio scusa,ti sei fatta male?
-Ora voglio sapere chi è il deficiente che lancia una Va..
Sona a cinque centimetri dal viso di Shannon,la sua mano è sulla mia spalla e riesco a sentire il suo respiro sulla mia pelle
-Mi stai per caso spiando? dice lui sorridendo.Due fossette gli compaiono sul volto.
-Veramente questa volta sei stato tu a lanciarmi il tuo bagaglio addosso mi da una mano ad alzarmi,il suo profumo mi inonda le narici,potrei stargli vicino per ore
-Be siamo pari ora
-Veramente siamo due a zero per te,sei tu che ti sei messo in mezzo l‘altro giorno,se no non ti avrei mai colpito
La classe ormai è distante,Vedo arrivare tutta affannata la Petra che mi sta urlando qualcosa
-Se non vuoi perderti gai il primo giorno ti consiglio di ..
Il suo sguardo finisce su di lui poi su di me per poi ricadere di nuovo sulla sua figura.
-Che c’è? Le domando
-emme..si,ti dicevo che stiamo andando finalmente riesce a staccare i suoi occhi da lui e a rivolgermi la sua attenzione
-Bene
-Io vado,scusa ancora prometto che da ora in po’ starò più attento
In quel momento avrei voluto attaccarmi come una ventosa alla sua gamba,sperando che facendogli pena mi portasse via con lui,come si fa con i gattini che si trovano nelle scatole di cartone,invece raccoglie il suo bagaglio e se ne va
-Un secondo sono sconvolta mi dice la Pè che ha ancora lo sguardo perso nel vuoto
-Tienimi stretta perché potrei cadere a terra da un momento all’altro le dico appoggiandomi alla sua spalla
-Hei,Hei!
Sento qualcuno che sta urlando,mi giro in cerca della fonte del rumore,c’è lui,mi sta fissando con un braccio testo in aria
-Non mi dici neppure il tuo nome?
-Giulia,puoi chiamarmi cosi.

Capitolo cinque
-Eccoci qua
La camera d’albergo è spoglia,un motivo floreale percorre tutta la parete fino ad arrivare al soffitto.Il parche color nocciola rende il tutto ancora più stantio e un odore di naftalina mi ostruisce le narici. Butto il borsone sul letto e scruto con le dita le lenzuola,non amo dormire fuori; mi fa sempre una strana sensazione ritrovarmi in un letto che non è il mio, in un letto che non conosco. A piccoli passi inizio a perlustrare l’intera camera, il bagno è composto da mattonelle verdi alternate da qualche fiore, uno specchio occupa l’intera parete.
Sento bussare.Faccio per aprire e in men che non si dica sei occhi mi puntano.
-Voi che ci fate qui? Domando perplessa mentre mi allontano dalla porta
-Ci aspetta una lunga settimana Daniel mi scavalca buttando a terra l’enorme zaino nero che s’era trascinato per tutte le scale
-Una settimana? Voi resterete qui con me una settimana?
-Dai Giù,ci sono io con te la Petra ha in mano due borsoni stracolmi di roba, ‘viaggiate leggeri’ c’avevano detto ma per ognuno il leggero è relativo.Una terza figura sbucò da dietro la Pè,occhi e capelli scuri con un enorme bagaglio a mano che la trascinava verso il basso.
-Giorno Giù
-Giorno Jè
Ci vengono a bussare dicendo che stiamo uscendo.Non ho voglia d’andare da nessuna parte tanto meno se si tratta di musei, gallerie d’arte o qualsiasi cosa che implichi uscire da quella stanza d’hotel, non quando pochi minuti prima il mio sguardo è riuscito ad incrociare quello di Shannon Leto. L’autobus ci porta fin davanti ad un maestoso edificio color panna, so già che non mi aspetta niente d’entusiasmante ma ‘hei siamo in Austria,divertiamoci.’

-Ma lui è sceso a Vienna giusto? Una mano mi stringe forte il polso
-Si,perché?
-Questo vuol dire che lui è qui, nella nostra stessa città.
È da ore che ripenso al nostro incontro ma quest’ idea non si era depositata nemmeno un secondo nella mia scatola cranica,il mio sguardo si perde nel vuoto per poi ricadere su quei due occhi blu che mi fissano costantemente.
Afferrò la sua mano il mio sguardo si fa sempre più cupo e sofferente
-Non ti preoccupare lo troveremo
Le sorrido e la stringo forte a me
-Ne sono certa

Continuiamo a camminare mentre la professoressa d’arte cerca d’avere l’attenzione di tutti, nel disperato tentativo di farci notare l’architettura e lo stile della basilica alle nostre spalle.
-Prova a vedere se ha scritto qualcosa su internet ,magri scopriamo dov’è di preciso
Stiamo scandagliando ogni singola pagina del web in cerca d’un indizio che ci possa portare al bel batterista dagli occhi color nocciola.
-Un after party, un concerto, qualcosa ci dovrà pur essere se è venuto qui ribadisce la Petra che s’è messa a sedere su un enorme scalino di pietra.
-Non trovo niente di niente, il prossimo concerto è tra quattro giorni, in Belgio
-e lui che è venuto a fare qui? A raccogliere margherite?
Accenno un sorriso e continuo a cercare
-Jared non era con lui continua lei
-Se per questo neanche Tomo
-Allora possiamo escludere definitivamente l’opzione ‘concerto’ .. per caso hai visto coso?
-Ne ho visti tanti di cosi in vita mia
Mi tira una manata sulla spalla e continua a farfugliare qualcosa
-Coso con i capelli che sembrano risucchiati da un aspirapolvere..Ant..Anrt..
-Antoine?
-Esatto !
-Non li ho mai visti insieme sul treno se è per questo non lo proprio visto insieme a lui
-Magari è venuto con un altro mezzo o magari era chiuso in camera a fare servizzietti al tuo bell amato dice tirando indietro la testa e sprofonda in una sonora risata
-Non è divertente dico cercando di nascondere un evidente sorriso
Raggiungiamo il gruppo ancora intento ad osservare la facciata dell’ edificio.Ci incamminiamo verso l’entrata dove degli agenti ci perlustrano uno ad uno gli zaini.Mi domando cosa mai qualcuno possa portare di cosi pericoloso da non poter essere introdotto in una basilica, chi è il folle che in pieno giorno entra e va a imbrattare le pareti d’un luogo religioso con scritte razziste?
Sto aspettando che finiscano di controllare la borsa della Petra quando un poliziotto gli fa cenno di togliere qualcosa
-What is it?
-Torcia, tor - cia cerca di spiegarglielo a gesti ma la tirano indietro impedendole d’entrare
Corro verso di lei -Che sta succedendo?
-non lo so,spiega te a Mr.sicurezza che è solo una torcia
-emme..sorry, is only a flashlight, gliela ho regalata io
La mai versione dei fatti non gli dev essere piaciuta infatti in meno di 15 secondi ci prendono e ci buttano fori, pensavo certe cose succedesse solo nei film, invece oggi mi sono ricreduta

-Ora mi spieghi perché ti sei portata una torcia siamo sedute ad un bar dove abbiamo ordinato da bere
-Non si sa mai,magari ci perdevamo in autostrada
-Dove le vedi le autostrade,siamo in una fotutissima piazza nel centro di Vienna sto urlando e i passanti mi rivolgono i loro sguardi
-Grazie
-di che? Le domando non capendo a cosa si stesse riferendo
-Per essere venuta ad aiutarmi, almeno siamo state buttate fuori insieme
Ci mettiamo a ridere.
-Sarà una cosa lunga la dentro, meglio che pensiamo a cosa fare
Finiamo i nostri cafè ed entriamo a pagare. Il locale ha un non so che d’accogliente. Le tovaglie a quadri su quei piccoli tavolini di legno stonano con la tappezzeria verde di qui sono ricoperte le pareti.Un grosso banco di quercia corre perpendicolare alle vetrine dei negozi.
Sentendoci è facile capire che abbiamo seri problemi con al lingua inglese, pensare che c’eravamo esercitati mesi per riuscire a conversare in questo ‘viaggio colturale’ come lo definivano i professori. Ma un conto è riuscire a scarabocchiare tre o quattro parole su un quaderno e un conto è andare in un paese dove nessuno conosce la tua lingua e dove tu non sai la loro.

-Giulia,Giulia mi sento picchiettare la spalla
-Che c’è? Sono impegnata a far capire al barista che dobbiamo pagare due cappuccini
-Cazzo guardami
-Cosa vuoi? Lascio cadere delle monete nel piattino di fronte a me e rivolgo la mai attenzione alla Petra
-è proprio quello il ‘coso’ di qui parlavo prima dice lei indicando una figura piazzata davanti all entrata del locale
-Oh merda, quel coso vuol dire che lui è qui.

Capitolo sei
Fissai per qualche secondo quella figura ormai diventata nitida ai miei occhi.La testa ricurva nascondeva il suo volto ma era chiaro chi fosse.
-Ant..art..Antoine, non riesco mai a ricordarmi il suo nome.
-Shh!
Afferrò la Petra spingendola contro il muro, come se ci dovessimo nascondere, nascondere da lui.
-Ma che ti prende ora?
-Non farti vedere cercavo di parlare il più piano possibile, il passare delle auto sovrastava il mio tono insicuro
-No sai perché lui sa chi siamo scosta la mia mano cercando di liberarsi da quella stretta indesiderata
Mi stacco dal muro,lui sta parlano al telefono, muove bruscamente un piede formando dei cerchi sul pavimento.Mi avvicino al bancone mantenendo lo sguardo fisso su di lui, il ciuffo biondo gli va a finire sugli occhi.Qualcuno si avvicina a me, mi sento spingere verso l’uscita.I piedi cercano di fare presa, il mondo esterno in quel momento mi sembra un luogo troppo pericoloso da affrontare.
-Vai e parlaci pur riuscendo a trascinarmi fuori il tocco è delicato e quasi impercettibile
-Non mi pare proprio il caso mi divincolo a tal punto che la Petra è costretta a lasciarmi andare
-Sappi che te ne pentirai per tutta la vita, desideri da anni poter incontrare quel maledetto Leto e ora la chiave per il successo è proprio li, di fronte a te mi fissa per qualche secondo aspettando una mia replica, poi gira le spalle e si avvia verso l’esterno.Rimango nel locale per qualche secondo incerta nel da farsi.Lei si è appoggiata ad una sedia a pochi metri da Antoine, mi avvicino lentamente quando la vedo schizzare verso di lui.
-No per favore vorrei urlare ma dalla mia bocca esce solo un sottile sibilo incomprensibile

-Scusa gli tocca la spalla
Si gira di scatto, la fissa da dietro le lenti arancioni degli occhiali da sole rimettendosi a posto i capelli scompigliati, è ancora al telefono.
-Emm.. Puoi concedermi un minuto? Mi avvicino a lei cercando di riportarla da me prima che lui gli rivolgesse la sua attenzione
Mette giù e si gira verso di noi
-Hei ragazze, che succede?
-Per caso sei Anrt..Ant
-Antoine gli suggerisco, ormai sono vicina a lei e a pochi centimetri da quel uomo
-Anotoine?
-Si, siete delle fan? Lo domanda sfoggiando un sorriso a trentadue denti come se sapesse giù la risposta
-Be, non pro..
Gli tiro una gomitata nel fianco destro
-Si, siete bravi tu e Shannon, a proposito lui dov è ? dice con una voce fioca come stesse soffocando un urlo di dolore
-Grazie, sinceramente non l’ho so, l’ho chiamato ma non risponde si sarò fermato a cazzeggiare in quegli stupidi negozi etnici pieni di cianfrusaglie, come sempre d’altronde
-Oh wow.. ma quindi è qui ?
-Probabile, anzi quasi certo
Il suo sguardo ricade su di me, pare quasi che mi stai scannerizzando
-La tua amica non parla molto dice accennando una risata
-è solo un po’ emozionata
-Già bisbiglio
-Va be devo andare, ci vediamo belle ci saluta con al mano e si incammina verso un macchino nero parcheggiato poco distante da li,tira fuori le chiavi e apre la portiera
-Venite stasera? Sbatte lo sportello e con le chiavi in mano va al lato guidatore
-Dove suonate?
-in un locale qui vicino, mi pare si chiami ‘Hollywood’ o qualcosa del genere


-Dobbiamo andare
-Non ci penso nemmeno
Siamo tornate in albergo, per oggi il gran divertimento è concluso.
-Perché, dammi in motivo valido la Pè si è seduta accanto a me sulle lenzuola color cafè al bordo del letto, mi guarda con aria allibita come se non riuscisse a capire cosa mi stesse passando per la testa
-Non voglio andare, davvero
-No, ora mi spieghi che capo hai al posto del cervello, trucioli di legno? È da quattro anni che gli vai dietro, quattro e ora che hai l’opportunità di poterlo incontrare ti tiri indietro?
-L’ho gia visto sul treno ..
-E allora questo è un motivo in più per andare si alza di scatto e mi si mette davanti -lui si è interessato a te e tu non vuoi andare da lui? cazzo non riesci proprio a capire, cosa c’è che non va ?
-Ho paura
Tutt un tratto si calma e si piega sulle ginocchia cosi da potermi guardare negli occhi
-Di cosa hai paura?
-Di lui, di me, di tutta questa storia
-Ma non riesco a capire, tu lo aspetti ad cosi tanto
-non voglio che tutto ciò si rovini stasera
-Cosa vuoi rovinare?
-Lui si è ricordato di me, mi ha parlato ha scherzato non voglio che stasera tutto ciò possa cambiare, non voglio che scelga un’altra al posto mio,non potrei sopportarlo, non ora che lo sento cosi vicino.
Mi prende una mano e mi alza la testa portandomi in su il mento
-Stai certa che non succederà e poi se tu non vai qualc un’altra se lo prenderà al posto tuo sicuramente accenna un sorriso e mi guarda in attesa di una risposta
-Che ci facciamo ancora qui ?

Cero che se il tuo amichetto ci desse delle indicazioni un po’ più dettagliate i professori hanno autorizzato l’uscita, il nostro coprifuoco è all’ una.
-Veramente è il tuo d’amico, non ti staccava gli occhi di dosso ribadisco intenta a scrutare ogni insegna di quella strada
Con noi ci sono anche la Jessica e Niccolò, avevamo deciso di portarceli dietro quando la prima ha iniziato a berciare per tutto l’hotel dicendo che una serata chiusa la dentro non l’avrebbe passata.
-Quello è un ‘Hollywood star’ dico indicando un locale infondo alla strada, c’è parecchia fila.
-Secondo me è il posto giusto la voce di Niccolò risuona per la via
-Come fai a saperlo?
-Guarda le persone che aspettano fuori, sono tutte donne
-Deficiente, una ha una bandiera con scritto ‘echelon’ lo sgama subito la Petra che si sta avviando verso l’entrata
Il locale è stracolmo di persone, cerco di farmi largo tra la folla che continua a spingere e urlare tanto che dopo qualche minuto mi apparto in modo da riprendere fiato.Ho perso gli altri, mi avvicino al piano bar, le luci a neon mi rendono difficile vedere dove stia andando, mi siedo su uno sgabello e ordino da bere.
Un uomo si avvicina -Uno scotch per favore si guarda intorno come se stesse aspettando qualcuno, i suoi occhi finiscono su di me, si sfila gli occhiali scuri che gli devono limitare ancor di più la capacità di vedere qualcosa in quel posto
-Tu che ci fai qui? Il suo alito puzza d’alcool, tendo le mani per allontanarlo quando mi ricade addosso come un sacco di patate, cerco di capire chi sia ma il suo viso è sul mio braccio e non voglio fargli male
-Non ti preoccupare ora andiamo a sederci
 
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